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Nominiamo le Società sportive Patrimonio dell’Umanità
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Autore : CSI Nazionale Categoria : Csi Alba
Giovedì, 13 Giugno 2013 - 17:42 |
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La proposta arriva da don Luca, agguerrito e giovane parroco, durante una serata a dialogare sullo sport in oratorio. «Perché non proporre che tutte le società sportive di base diventino patrimonio dell’umanità nominate dall’Unesco?
Sarebbe solo un simbolo, ma avrebbe il suo valore».
Don Luca poi chiarisce rapidamente il suo pensiero. «Mi riferisco a quelle società sportive piccole e sgangherate, quelle che accolgono tutti (ma proprio tutti...), quelle che hanno magliette fuori moda e che stanno in piedi grazie alla passione straordinaria di volontari che amano l’educazione dei ragazzi e dei giovani». La proposta è provocatoria, ma solo fino a un certo punto. Per ottenere il riconoscimento da parte dell’Unesco bisogna avere i requisiti previsti da 10 criteri. Sentite un po’ cosa dice il primo e più importante: «Deve trattarsi di realtà o luoghi che siano chiara espressione del genio creativo umano». Ed ecco, allora, l’affondo definitivo di don Luca: «Una società sportiva che educa i ragazzi nel mondo di oggi non è forse espressione del genio creativo umano? Pensateci bene, lo sport come è strumento per migliorare la vita delle persone e della società funziona davvero».
La proposta di don Luca si trasforma in un bell’assist per Mario Pescante, che in questi giorni a New York parlerà nella sede delle Nazioni Unite in occasione del terzo Forum mondiale sullo sport al servizio di pace e sviluppo promosso dal Cio. Passare “dalle parole ai fatti”, questa la sfida ambiziosa che il Forum ha come obiettivo. Ormai non basta più dire che lo sport è importante per migliorare le condizioni di vita dell’umanità e che rappresenta uno strumento per veicolare i grandi valori della vita. Bisogna aumentare la diffusione della pratica sportiva in tutto il mondo. Pescante su questo è chiarissimo: «Occorre agire insieme perché ce lo chiede il mondo, ce lo chiedono i giovani. Ora è giunto il momento di agire. Non è più tempo di buone intenzioni, dobbiamo mettere in pratica quanto realizzato sinora. Diciamo che è arrivato il momento di scendere in campo: tutti insieme». Pescante lancia un’idea interessante per il futuro: «Occorre creare una task force di Onu e Cio, un gruppo di lavoro che si occupi di aiuti e di costruzione di impianti sportivi che consentano ai giovani di tutto il mondo di praticare lo sport e, quindi, di assimilarne non solo le tecniche di allenamento, ma soprattutto illustrarne in loco i valori che ci uniscono tutti. Lo sport è un valore trainante nella politica, nella cultura, nell’economia e nella salute. La conoscenza reciproca può far progredire i popoli nella pace e nel rispetto». Il mondo sono i Paesi lontani, ma il mondo è anche il campetto sotto casa nostra. Ecco perché c’è un filo rosso “bello e positivo” che lega l’esperienza di don Luca a quella di Pescante. In ogni ambito, in ogni luogo, in ogni momento dobbiamo “dire e ribadire” la forza educativa dello sport.
Arriverà un giorno che, per davvero, il mondo comprenderà.
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