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Vivere CSI :: CSI Nazionale

Master di Coverciano


Autore : Avvenire
Categoria : CSI Nazionale
Martedì, 1 Marzo 2011 - 10:10

 

IL CORAGGIO DI ESSERE TESTIMONI

 

Concluso il Master di Coverciano, da dove emerge un Csi che non vuole restare chiuso in se stesso, ma rilancia forte la propria vocazione missionaria nel mondo dello sport italiano. Il CSi comitato di Alba ha anche partecipato a questo Master.

 

Che cosa dice l’articolo n.1 del regolamento del gioco del calcio? Quanti sanno rispondere a colpo sicuro? In un Paese di esperti di calcio, su una semplice domanda come questa tanti cadono in errore. L’articolo 1 definisce le dimensioni del terreno di gioco. Il motivo è semplice. Se non ci si mette d’accordo sulle misure del campo e su dove tirare le righe, diventa impossibile giocare ».

Con questa provocazione il presidente nazionale del Csi, Massimo Achini, ha introdotto i lavori del terzo Master per dirigenti, accolto dal Centro tecnico di Coverciano il 19 e 20 febbraio. Una provocazione che stava a significare come il Csi, nell’impegnarsi nella sua missione di fare educazione attraverso lo sport, debba innanzitutto definire qual è il “terreno di gioco”. Davanti all’associazione si pone infatti una scelta di fondo: chiudersi in sé, accontentandosi di realizzare uno sport bello ed educativo al proprio interno, accontentandosi di essere, o sentirsi, un’isola felice, o allargare la sfida, cercand di essere testimonianza dei valori umani e cristiani in tutto il mondo dello sport? Si tratta di una finta domanda, perché la risposta si trova nelle radici stesse del Csi, nelle motivazioni che nel 1944 convinsero Luigi Gedda e altre figure dell’Azione Cattolica a fondare l’associazione. Fu proprio Gedda ad enunciare che la posta in gioco non era fabbricare uno sport cattolico a sé stante, perché «non esiste uno sport cattolico, ma cattolici impegnati nello sport», quanto di lavorare per contaminare lo sport, che si annunciava già come fenomeno sociale “invasivo”, con uomini e valori del Csi. In proposito Achini ha usato un altro esempio semplice ed efficace, ricordando quando il Csi del dopoguerra iscrisse al Giro d’Italia una propria squadra di volenterosi dilettanti e un ex-professionista per comunicare meglio ai campioni delle due ruote il significato di uno sport cristianamente ispirato.

«Oggi ha concluso il presidente il Csi è all’interno del Coni, e da tale posizione rilancia con forza l’impegno ad essere testimonianza in tutto il sistema sportivo italiano». I dirigenti associativi - è l’implicito significato che ne derivava ai partecipanti al Master - devono anch’essi prepararsi e votarsi a tale compito sul territorio. Ad ascoltare le parole del presidente un centinaio di delegati, provenienti da ogni angolo della penisola (45 comitati, 17 regioni). Quindi, a ritmo serrato, sono cominciati i lavoro. Michele Marchetti, direttore della Formazione nazionale, ha compiuto un’ampia retrospettiva storica sulle linee costitutive dello sport italiano. Da ieri ad oggi, Michele Barbone, membro di Giunta Coni, ha analizzato procedure, normative, regolamentazioni del sistema sportivo italiano. Con gli interventi di Michele Uva, oggi in Figc come responsabile Sviluppo, Centro Studi, ed Iniziative Speciali, e Roberto Ghiretti, assessore allo sport del Comune di Parma si è aperto uno spazio dedicato al dibattito con la platea protagonista. Ne sono scaturite spunti di azioni

efficaci, idee per dare valore allo sport sul territorio e nei rapporti con le istituzioni

locali. E infine sono fuoriuscite una serie di testimonianze sulle “buone pratiche”, esempida raccogliere e seguire. Amelia Morgano, presidente del Csi Brescia, ha esposto la ricchezza della progettualitànel proprio comitato. Il Csi Verbania,con il presidente Marco Longo Dorni,

ha raccontato come è riuscito a costruireun’efficace sinergia con il Coni. Anche aTrapani - parole di Filippo Occhipinti si è costruita un’ottima collaborazione con il Coni.

Con loro molti altri hanno raccontato disegnali che fanno ritenere come il Csi effettivamente possa riappropriarsi della sua vocazione missionaria nel mondo dello sport italiano.

 

«Non esiste uno sport cattolico ma i cattolici impegnati nello sport»

 

Nelle parole del fondatore Luigi Gedda, l’origine dell’impegno di un’associazione capace di incidere nel sistema sportivo italiano.

Fonte: Avvenire Stadium 28-02-2011


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